Quale ruolo per le donne in azienda? Risponde Maria Rita Fiasco, presidente e socia fondatrice di Gruppo Pragma che ci parla del suo punto di vista sul mondo femminile in azienda e dell’apporto personale che ha voluto e vuole dare sempre più alla sua azienda
Maria Rita Fiasco, laureata in Economia all’ Università Sapienza di Roma ha alle spalle una pluriennale esperienza manageriale, cominciata in Pirelli e continuata in aziende del gruppo Stet-Telecom Italia specializzate nel settore dell’editoria elettronica e della comunicazione multimediale e interattiva. È stata consulente della Commissione europea per la valutazione di progetti e programmi nel settore dell’ICT e della formazione. È imprenditrice, consulente manageriale e trainer. È Vicepresidente Assinform, L’Associazione italiana confindustriale delle industrie dell’Information & Communication Technology.
Circa 20 anni fa ha fondato Gruppo Pragma. Gli studi di economia e la lunga esperienza manageriale nei campi del Marketing e del Business Development in settori innovativi sono state le basi per iniziare la sua esperienza imprenditoriale, che lei stessa definisce un viaggio di scoperta, uno sperimentarsi insieme agli altri, nell’intento di dare vita a qualcosa di nuovo che potesse contenere il clou di tutte le sue esperienze.
In questa intervista vogliamo però concentrarci su due temi fondamentali: il suo punto di vista sul mondo femminile in azienda e l’apporto personale che ha voluto e vuole dare a Gruppo Pragma. La conversazione con la nostra Presidente ha significato per noi scoprire anche qualche aspetto di lei, soprattutto per chi è giunto in azienda in tempi più recenti.
Come hai visto cambiare il ruolo della donna in azienda nel corso della tua carriera?
C’è stata un’evoluzione molto forte, straordinaria. Quando ho iniziato tanti anni fa, in azienda le donne laureate erano davvero poche. Io sono stata una tra le prime nell’azienda nella quale ho iniziato. Nel corso degli anni ho visto aumentare rapidamente sia il livello di scolarizzazione sia la presenza delle donne, in particolare nei ruoli manageriali. Sono diventata dirigente a 35 anni: un’età normale per un simile salto di carriera, ma per un uomo. Per le donne, anche più anziane, era raro. L’asimmetria è ancora oggi presente, ma un’evoluzione c’è stata ed è tangibile, anche se ancora insufficiente come possiamo vedere dai dati delle recenti indagini. Per approfondire questi temi e vedere qualche numero in merito all’occupazione femminile attuale in Italia, c’è un interessantissimo articolo de Il Sole 24 Ore, uscito lo scorso marzo.
Non dimentichiamo inoltre che da quando mi sono laureata e ho iniziato a lavorare, la società italiana si è molto evoluta, grazie anche a leggi che hanno avuto un profondo significato per la società intera, e in particolare per le donne. Sembra una storia remota ma non lo è: leggi come quella sul divorzio, la riforma del diritto di famiglia, l’abolizione del delitto d’onore, l’interruzione di gravidanza. Per le giovani di oggi sono cose acquisite, ma sono state vere conquiste. E c’è molto spazio ancora oggi perché le donne possano acquisire un ruolo sociale ed economico più riconosciuto e coerente a tutti i livelli.
Come vedi nel futuro l’evoluzione della presenza e il ruolo delle donne in azienda?
C’è molto spazio per le donne per crescere, sia in ambito scientifico, artistico e tecnologico, che in ambito manageriale. Nel futuro vedo lo spazio per una presenza femminile ancora più consistente in tutti gli ambiti e sono convinta che sia importantissimo impegnarsi per questo obiettivo.
Una maggiore occupazione femminile significa non solo crescita del PIL, rappresenta una generale crescita sociale e può dar luogo ad una lettura diversa del problema demografico: l’indipendenza economica delle donne, la loro autonomia e la capacità di determinare il proprio futuro sono tasselli fondamentali dello sviluppo sociale e culturale.
E tu, come ti vedi nel futuro?
Penso che i giorni più belli non li abbia ancora vissuti, per parafrasare una famosa poesia… In questo momento sono impegnata soprattutto nel far crescere la mia azienda, Gruppo Pragma. Questo vuol dire soprattutto far crescere le persone, il mio team, il “carburante” dell’azienda. Una impresa è eccellente se vi lavorano persone che si vogliono impegnare ogni giorno per l’eccellenza; una impresa è innovativa se le persone sono curiose e capaci di avere ogni giorno uno sguardo nuovo sulla realtà, andando “oltre”, mettendoci qualcosa di originale e personale.
Una delle mie spinte maggiori nella creazione di Gruppo Pragma è stato proprio il desiderio di creare un’identità aziendale che unisse persone e tecnologie, creatività e innovazione, mettendo insieme background culturali diversi uniti nel raggiungimento di risultati comuni, con coesione, spirito di solidarietà, gusto di far bene le cose.
Quanto, accanto alla crescita professionale dei membri del tuo team, ritieni sia importante anche la loro crescita personale?
Sono convinta che la varietà di esperienze personali delle singole persone sia una grande ricchezza per l’azienda. L’equilibrio nel lavoro è collegato all’equilibrio nella vita personale, in azienda è importante fare il possibile per creare condizioni tali che venire al lavoro sia fonte di gioia, di scoperta, di crescita giorno dopo giorno.
Oltre a ciò ritengo fondamentale che ogni persona dedichi del tempo personale ad attività che abbiano una rilevanza sociale. Io stessa sono coinvolta in diversi progetti d’impegno sociale e culturale.
Quali sono gli altri ingredienti che hai voluto mettere in Gruppo Pragma?
Una profonda esperienza del mondo aziendale, dei processi e delle culture organizzative. Poi, un’ampia conoscenza dei processi di Knowledge Management e di sviluppo delle competenze. E non da ultimo gli apprendimenti di un viaggio che mi ha dato l’opportunità di incontrare maestri importanti per me e persone significative.
Infine – ma non ultimo per importanza – la passione per il digitale, per le tecnologie, entusiasmo e curiosità.
Riesci ad identificare un episodio della tua vita lavorativa che è stato particolarmente significativo nel tuo diventare una donna imprenditrice?
Più che un singolo episodio, vi è un insieme di fattori. Forse quello più determinante è stato osservare il cambiamento intorno a me in quel periodo: il 1996 – l’anno del mio inizio con Gruppo Pragma – è stato anche l’anno in cui iniziava la diffusione di Internet. Sentivo che economia e società stavano cambiando rapidamente intorno a me e mi rendevo conto che Internet avrebbe accelerato ancora di più questo cambiamento. Le tecnologie e i software non sarebbero più stati strumenti per i “computer” ma per le persone, come oggi in effetti è!
Ritenevo di aver acquisito una conoscenza e un’esperienza solida nella gestione dell’impresa e sentivo il desiderio di dar vita a qualcosa di mio, in cui potessi riflettere le mie idee e cimentarmi in prima persona. Da qui è nata Gruppo Pragma e nel corso del tempo anche altre start-up che ho contribuito a co-fondare, insieme a persone di grande valore.
Quale potrebbe essere il tuo motto?
Volendone scegliere uno, scelgo questo:
“Domani sarò ciò che oggi ho scelto di essere”