Lo smart working, o il lavoro da remoto che in molti stiamo sperimentando, sta cambiando la nostra cultura del lavoro, ma anche il nostro modo di apprendere in digitale.
In poche settimane ci siamo rapidamente avvicinati all’ambiente digitale e all’utilizzo delle tecnologie che ci mette a disposizione. Ma con lo smart working abbiamo anche testato sulla nostra pelle come le tecnologie siano soltanto un mezzo a supporto delle nostre attività. Questo vale anche per il digital learning. Esiste una tecnologia adatta per ogni situazione ed esigenza, ma per innovare nell’apprendimento non si può partire unicamente da un’analisi delle tecnologie. Occorre invece interrogarsi su come le persone apprendono e si sviluppano.
Strumenti tecnologici, i più utilizzati nel digital learning
Dal 2007 Jane Hart, fondatrice del Centre for Learning & Performance Technologies, censisce i principali strumenti tecnologici a supporto del processo d’apprendimento in ambiente digitale. Ogni anno compila una lista degli strumenti più utilizzati dai professionisti del digital learning. La lista negli ultimi anni si è ampliata fino a includere ben 200 voci, suddivise in tre macrocategorie:
- Strumenti per l’apprendimento personale e professionale;
- Strumenti per l’apprendimento sul posto di lavoro;
- Strumenti per la didattica nei college e nelle università.
Si tratta di un’indagine interessante, perché misura la popolarità delle diverse tecnologie a disposizione per il digital learning e le collega agli stili d’apprendimento più utilizzati. Tra i dieci strumenti più apprezzati ci sono tecnologie d’uso comune, che gli utenti impiegano non soltanto in un’ottica professionale, ma anche per coltivare le proprie passioni e le proprie relazioni sociali: YouTube, Google Search, PowerPoint, Twitter, LinkedIn, Google Docs & Drive, Word, Wikipedia, WordPress, Zoom.
Disegnare esperienze d’apprendimento: le 4 D
“Per districarsi tra le numerosissime tecnologie a supporto del digital learning è indispensabile spostare il focus dagli strumenti alle persone: è necessario interrogarsi su come le persone apprendono, si sviluppano e crescono”, spiega Oriana Cok, amministratrice delegata di Gruppo Pragma. Apprendere online non significa operare un semplice download di contenuti da un’aula virtuale o da un sito, ma ci dev’essere un vero coinvolgimento, una relazione di cui il learner sia protagonista.
Jane Hart ha identificato quattro pilastri del digital learning: li ha definiti le 4D dell’apprendimento e ne ha misurato il peso specifico per chi apprende.
Sono:
- Didactics (apprendimento formale): è il classico insegnamento contenutistico in classe o attraverso corsi online;
- Doing (apprendimento esperienziale): è ciò che s’impara attraverso il coinvolgimento nell’attività lavorativa, il “learning by doing”;
- Discovery (apprendimento informale): sono le conoscenze che sviluppiamo attraverso scoperte individuali (ricerche sul web, lettura di articoli, visione di video, ascolto di podcast);
- Discourse (apprendimento sociale): è ciò che apprendiamo dalle interazioni con le altre persone, dialogando con i colleghi, confrontandoci all’interno dei network professionali o delle comunità di pratica.
Il valore di un’esperienza d’apprendimento olistica
Le ricerche di Hart dimostrano che le persone imparano molto di più seguendo un approccio orientato all’attività quotidiana (29%), alla scoperta attraverso ricerche personali (39%), alle interazioni e al confronto con gli altri (20%). Negli stili d’apprendimento considerati più efficaci dalle persone la didattica tradizionale pesa solo per il 12%. Dati che fanno pensare, se consideriamo la grande quantità di “webinar di tipo download” con cui ci siamo cimentati in questo periodo.
Per questo l’innovazione nel digital learning deve puntare a integrarsi nel percorso lavorativo, potenziare le relazioni interpersonali e le curiosità individuali, dev’essere uno stimolo a far crescere le persone nella loro vita quotidiana.
“Le persone stanno cambiando e la vera innovazione è disegnare learning experience sulla base dei diversi stili d’apprendimento e delle capacità di ciascuno: il digital learning deve diventare sempre più “adaptive”, cioè personalizzato, costruito con progetti che combinano le 4 D – evidenzia Maria Rita Fiasco, fondatrice di Gruppo Pragma -. L’obiettivo che ci poniamo in ogni progetto è di offrire al learner un’esperienza valida, gratificante, coinvolgente”.